Nel dare vita alla ricerca sociale, che ha avuto per oggetto l’impegno dei giovani in politica, la nostra associazione – Centro Studi Futura – ha coinvolto in prima persona gli operatori volontari, che sono stati sottoposti ad un questionario, con lo scopo di raccogliere dati utili a dimostrare il disimpegno politico, che si manifesta ormai da tempo nella nostra società. Ci siamo impegnati a dare prova analiticamente ed in modo scientifico questo fenomeno sociale.
Il disimpegno politico nei giovani dilaga ormai da un periodo abbastanza ampio, si parla addirittura di una crisi della partecipazione politica in generale, ma in particolar modo, questo fenomeno è presente prevalentemente nella fascia dei più giovani. Questa crisi si manifesta attraverso la progressiva distanza psicologica tra l’individuo ed il sistema sociale, tra i cittadini e le istituzioni, tra i governati ed i governanti e, infine, tra le regole che presiedono la vita privata dell’individuo e quelle, invece, che definiscono e guidano il comportamento di chi governa il sistema politico. Questa distanza si fa sempre più presente, fino a diventare talmente pregnante che sembra quasi impossibile da sradicare.
Questa distanza è sempre più marcata anche perché, nella società italiana contemporanea, sembrano mancare progetti, proposte e valori politici in grado di collegare le persone, in modo solidale, alla vita del sistema sociale. D’altronde, gli stessi partiti e gli stessi sindacati sono vittime di questa situazione, si rileva pertanto una “doppia colpa”, visto che il tessuto sociale non si sente pienamente rappresentato dalle stesse istituzioni, partiti e sindacati. Nel rielaborare i dati della nostra ricerca – “Attivismo e passione politica tra i giovani” -, fatta appunto su un campione di giovani italiani, sia maschi che femmine, per valutare la situazione sull’impegno e la passione in politica, questa distanza appare assai affermata.
Nello sviluppare i dati emerge che gli uomini appaiono essere discretamente più interessati alla politica rispetto alle donne, e al contempo lievemente più attivi rispetto ad esse. Gli uomini affrontano con maggior frequenza argomenti a tema politico rispetto alla loro controparte femminile, anche se è interessante notare come in una non trascurabile percentuale le donne sottoposte all’indagine affrontano, quotidianamente, discussioni su temi politici all’interno del proprio nucleo familiare con una cadenza maggiore rispetto agli uomini. Gli uomini sottoposti all’indagine sono più consapevoli dell’importanza che la formazione scolastica ricopre, questo per far sì che si sviluppi una cultura politica di un certo livello.
Possiamo affermare che nessuna delle due categorie, uomini e donne, esprime fiducia nella classe politica italiana, ma al contrario risalta, come più volte ribadito, una profonda sfiducia in essa. In percentuale abbiamo rilevato anche che più donne sono favorevoli ad una permanenza dell’Italia nell’Unione Europea rispetto agli uomini. La maggior parte del campione intervistato, infine, si distribuisce più o meno equamente tra chi si informa raramente sulle notizie provenienti dal mondo politico; chi solo occasionalmente; e chi al contrario lo fa spesse volte. Agli antipodi, solo una bassa percentuale dei soggetti sottoposti ad indagine afferma di aggiornarsi sempre su notizie a tema politico o di non guardarle mai.
Bisogna porre l’accento in particolar modo sulle basse percentuali di donne interessate ad attivarsi in prima persona in politica, tutto ciò appare figlio di un retaggio passato ancora non del tutto superato. Da sempre le donne hanno espresso il loro impegno in modo informale, e questo non le ha rese mai realmente protagoniste della scena politica nostrana, anche se, nel tempo, sono molto cambiati ruoli e status da esse ricoperti: con un livello sempre più alto d’istruzione e di partecipazione al mercato del lavoro, le donne rappresentano oggi un ampio pool di potenziali valide candidate.
Queste condizioni interagiscono con le disposizioni istituzionali, con la rappresentanza delle donne promossa nei paesi con quote di genere volontarie o per legge o, nei paesi in cui c’è un sistema proporzionale, con liste elettorali senza preferenza diretta. Dall’analisi del tessuto sociale giovanile è evidente come bisogna rimarcare, con convegni ed attività dedicate alla sensibilizzazione sul tema, l’importanza di attivarsi in ambito politico, introducendo come lo era un tempo, l’educazione civica all’interno delle scuole e nelle piazze, affinché si possa investire in una classe politica che sappia ritrovare quella fiducia persa proprio tra i più giovani.
Santina Ieradi
DISIMPEGNO GIOVANILE IN POLITICA:
IL PERCHÉ DEL PROBLEMA E COME TENTARE DI RISOLVERLO
Sempre più giovani manifestano il proprio disamore verso la politica e tanti altri si rifiutano proprio di avvicinarsi e di provare ad interessarsi al mondo politico.
L’errore che si commette spesso è quello di concepire la politica come un qualcosa di lontano e distante da noi. Quando invece bisognerebbe considerare l’impegno politico come un qualcosa di innato e che è funzionale a migliorare la società in cui viviamo.
Sicuramente alcuni esempi del passato non hanno aiutato le nuove generazioni ad appassionarsi alla politica, anzi tutto il contrario.
Se da un lato i nostri governanti dovrebbero recitare il “mea culpa”, dall’altro questo non può essere un alibi per rinunciare ad avere voce in capitolo per il proprio futuro. Infatti, si tratta proprio di questo: essere attivi in politica non significa per forza occupare gli scranni più alti ma anche e soprattutto contribuire alla risoluzione delle problematiche della collettività.
Si può fare politica anche senza ricoprire ruoli. Far valere i propri diritti, lottare per un obiettivo comune, insomma far sentire la propria voce equivale a mantenere vivo il proprio impegno politico. Tutto ciò accompagnato da sani princìpi e valori oltre che da una visione lungimirante che non guardi solo alle problematiche attuali ma anche a prevenire quelle future.
Da ciò si capisce come, relegando la politica a un mero affare tra politicanti tradizionali, la qualità delle proposte perda molto sotto l’aspetto della freschezza e del rinnovamento. Un equilibrio tra adulti capaci e giovani capaci sarebbe l’ideale per far sì che possa trovarsi un giusto punto d’incontro.
Insomma, gli adulti hanno il dovere morale di favorire questo punto d’incontro mentre i giovani hanno l’obbligo di mettersi in gioco per il futuro di tutti.
Antonio Gatto
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