In occasione del quarantesimo anniversario dalla morte di Giorgio De Chirico il museo MARTE – Museo Arte Territorio Etnografia – di San Pietro a Maida, dal 24 al 31 Marzo 2018, ha ospitato la mostra sul grande pittore e artista. L’esposizione è stata organizzata dall’Accademia Friarte di Roma grazie all’aiuto dell’Accademia di Belle Arti Fidia di Vibo Valentia. La curatela della mostra è stata opera di Ermenegildo Frioni, Pasquale Lettieri e Marcello Palminteri i quali hanno raccolto le tele, i disegni e le litografie provenienti da collezioni private. L’esposizione ha ospitato circa 30 opere dell’artista nel periodo compreso tra il 1934 e il 1974.
Il sindaco di San Pietro a Maida, Pietro Putame, si è detto “Orgoglioso di questo traguardo importante non solo per San Pietro ma anche per la Calabria”.
Anche il direttore del museo MARTE, Pietro Gullo, è “Soddisfatto della visibilità del museo”, dal momento che la mostra è stata l’occasione per mettere in luce anche le altre aree espositive: antropologica, archeologica e contemporanea.
Giorgio De Chirico è sicuramente uno degli artisti più importanti del XX secolo. La sua opera, le sue idee, la sua visione sulla realtà, non sono soltanto espressione dell’epoca in cui è vissuto ma anche un manifesto, una rappresentazione della realtà in cui viviamo. Si potrebbe dire, in effetti, che le sue opere sono un riflesso della spersonalizzazione dell’uomo odierno. Le sue raffigurazioni dimostrano il deterioramento interiore del singolo che non riesce a riconoscersi in un’epoca in cui tutto è contrassegnato dall’andamento incessante del progresso. In particolare, le figure senza volto dimostrano in pieno il senso di malinconia e di solitudine che assale l’uomo contemporaneo.
Il punto di vista rappresentato potrebbe essere non solo l’Io dell’artista ma anche il noi, i diversi punti di vista degli spettatori. E forse è proprio per questo che nelle sue opere si scorge questa inclinazione degli oggetti verso chi osserva, forse per instillare nel singolo la consapevolezza dell’incertezza del pensiero umano all’interno del quale tutto assume una connotazione personale.
Il titolo della mostra “Enigma dell’infinito” riassume l’arte di De Chirico, ovvero l’enigma continuo a cui l’uomo è sottoposto quando osserva le sue opere.
L’avvio di De Chirico alla produzione metafisica si ha all’indomani dell’incontro con il pittore futurista Carlo Carrà; con il quale, probabilmente, l’autore condivide quella che è la necessità, si potrebbe dire, di rappresentare l’oltre; non solo ciò che lo sguardo riesce a cogliere, ma anche l’introspezione e l’assimilazione della realtà con i propri occhi.
La dicotomia realtà/verità ha interessato diversi autori in diversi ambiti artistici; non solo essa è ben rappresentata nell’ambito della letteratura, ma in ambito artistico è narrata in modo eccellente da De Chirico.
L’artista, dunque, con la sua pittura vuole mettere in evidenza la ricerca costante della verità prescindendo dalla realtà empirica e facendo affidamento al proprio Io.
Ed è proprio per tutti questi motivi che l’arte di De Chirico potrebbe essere considerata una messa in scena degli stati d’animo dell’uomo; la sua voce, i suoi quadri che aprono alla riflessione, è la voce degli uomini.
Letizia Fulgenzi
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